“Le più belle frasi di Osho”, quando la satira su Facebook incontra un santone indiano

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“Se po’ avè ‘n goccetto de sambuca?” dice in romanesco la scritta sopra la foto d’epoca che ritrae il “santone” indiano con una tazzina in mano. E “Chi non salta un Sai Baba è…” è invece il commento ad uno scatto in bianco e nero di lui in piedi, con le braccia alzate, davanti ad una folla adorante. Ancora: “No, ma falle due gocce”, mentre tiene in mano un ombrello.

 

Sono solo alcune delle decine, centinaia di immagini che stanno decretando in rete il successo della pagina Facebook Le più belle frasi di Osho, dissacrante satira che coinvolge Osho, al secolo Chandra Mohan Jain, discussa guida spirituale indiana (che ricorda in alcuni passaggi la figura di Sai Baba) che tra gli anni Settanta e Ottanta ha attirato prima nel suo Paese e poi negli Stati Uniti decine di migliaia di discepoli soprattutto occidentali innamorati della sua visione trascendente (e in buona parte discussa) della vita e del mondo.

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A venticinque anni di distanza dalla sua morte (era il 1990) succede infatti che ora la figura di Osho Rajneesh – che predicava i valori del capitalismo e possedeva ben 93 Rolls Royce – stia vivendo una seconda giovinezza, destrutturata dal significato originale della sua predicazione: via la santità, via gli insegnamenti spirituali, via tutto ciò che di trascendente c’era insomma e largo allo sfottò, all’ironia, al ribaltamento del punto di vista.

E così, grazie a dei divertenti foto accostamenti, la pagina Le più belle frasi di Osho prende quasi ogni giorno semplici foto del guru Osho, impegnato in incontri ufficiali oppure immortalato in normali scatti di vita quotidiana, e vi aggiunge delle didascalie in dialetto romanesco che neppure al miglior comico potrebbero venire in mente. Non perché siano grandi battute, intendiamoci, ma semplicemente perché accostano normali e inoffensivi modi di dire semi-ironici a foto serissime e a tratti austere.

È proprio in questa destrutturazione il segreto di questo fenomeno virtuale: il capo di una  religione (molti la definirebbero quasi una setta) che parla come il Verdone di Un Sacco Bello e a cui Federico, l’ideatore della pagina, fa dire “damme solo ‘na spuntatina ai lati… che dietro un po’lunghetti me piacciono” a commento di una semplice foto di un santone indiano con barbone e capelli lunghi. Sconvolgente. Inimmaginabile applicarlo ad un capo religioso occidentale.11168565_360604634129489_8854190402308470698_n

O quasi, perché ci aveva già provato, pare, Federico, a inondare di ironia Benedetto XVI, ma vuoi per un “freno culturale”, vuoi per l’agguerrita concorrenza (la pioggia di battute su Ratzinger iniziò all’indomani della sua elezione con il titolo “Pastore Tedesco” sulla prima pagina del Manifesto) le cose non erano andate come oggi, un oggi in cui ad appena tre mesi dall’apertura, la pagina Le più belle frasi di Osho ha circa centomila followers, contro i duecentomila della quasi omonima pagina “seria” con
♥ Le più belle frasi di Osho ♥.  Numeri da capogiro, come quella dei “mi piace” e delle condivisioni di ogni singolo nuovo post.

Chissà cosa ne direbbe lui, l’Osho originale. In rete si parla molto degli aspetti più contrastanti della sua esperienza – tra cui i suoi giudizi sulla violenza e sugli omosessuali (come anche i problemi giudiziari suoi e dei suoi collaboratori) – ma a cercare bene tra i risultati di Google c’è anche una sua visione, unica forse tra le “religioni”, riguardo alla centralità dell’umorismo. Una visione che sicuramente – non sappiamo se in maniera volontaria o meno – la pagina Le più belle frasi di Osho contribuisce a diffondere:  “È un peccato che nessuna religione al mondo abbia accettato il senso dell’umorismo come una delle qualità fondamentali dell’uomo religioso. Voglio che comprendiate che il senso dell’umorismo, la giocosità, dovrebbe essere una qualità di base. Non prendete le cose troppo sul serio”. Parola di Osho.

Simone Toscano (su Twitter e su Facebook)

 

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