Un 25 aprile di Liberazione

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Nata per resistere l’Italia. Nata dalla Resistenza. Sono passati settant’anni da quando il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione armata contro le milizie nazifasciste che occupavano il Paese: era il 25 aprile del 1945.

Cosa rimane di quello spirito, così alto? Rimane un’Italia che si fonda su una Costituzione democratica -tra le più belle del mondo -, frutto del giusto compromesso – e non al ribasso per una volta – tra diverse correnti di pensiero: quella liberale, quella cristiana, quella azionista, quelle socialista e comunista. Mai, mai prima di quel momento nel nostro Paese si era arrivati ad un punto di incontro così alto. Ed è per questo che la Resistenza deve essere un patrimonio comune e condiviso, che non può e non deve avere un colore politico, ma entrare invece nelle arterie di quello stesso Paese, come linfa vitale, come esempio civico per il futuro, ora che le generazioni che il dolore della Guerra l’hanno vissuto sulla propria pelle, si stanno spegnendo. Quel fuoco no, quello della libertà no, deve rimanere acceso. Deve Resistere anche lui.

Ed è nata per Resistere, dunque, anche l’Italia repubblicana. Al fascismo, come primo punto, dopo la barbarie che l’aveva sconvolta. Una ideologia totalitaria che – come tutti i totalitarismi – ha piegato un popolo e i suoi diritti per venti lunghi anni, ha provocato vittime, ha persino coltivato odio verso una categoria di cittadini – gli ebrei – vessati, umiliati e rinnegati, nella vita stessa e nella dignità umana, solo in nome di una ideologia. Di una esaltazione di massa, plebiscitaria.

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