Un Giornalista nella Rete

Il padre di Loris e quello sguardo impossibile da dimenticare

Loris: mamma esce da Questura, affranta e sorretta da marito
Ho intervistato ora Davide Stival, il padre di Loris, per Quarto Grado. Non ha voluto essere ripreso, solo la voce. Non ha quasi più dubbi, si è arreso davanti l’evidenza, l’evidenza dei filmati. Mai, dice, Veronica aveva dato un segnale di squilibrio. Mai lei ha tentennato in questi giorni, nessun segno di cedimento, nulla. E anche la mattina in cui Loris è morto, in quella telefonata che -secondo gli inquirenti – Veronica avrebbe fatto al marito dopo aver ucciso loro figlio, mai questa donna ha dato il seppur minimo segno che qualcosa di strano potesse essere accaduta: “Come è andata oggi, Veronica?”, “Bene, ho portato Loris a scuola e il piccolino in ludoteca”. Nulla, come se nulla fosse accaduto, come se non fosse lei quella madre assassina di cui parla la Procura.
La voce di Davide tremava, pallido in viso. E quegli occhi, quegli occhi che le telecamere non hanno ripreso – come lui ci ha chiesto – io non potrò mai dimenticarli. Occhi di un uomo distrutto, occhi persi nel vuoto, lo sguardo spento per sempre.


Uomo sì, ma a noi sembrava un ragazzo impaurito, ancora più giovane dei suoi 29 anni. Non sapeva nulla delle voci che in paese si rincorrono sulla moglie, su sue possibili relazioni extraconiugali. Le ha lette sui giornali, come altri particolari, come quella frase “stavolta lo ammazzo” che dice di non aver mai pronunciato. Perché lui, di sospetti su altri possibili assassini, non ne ha.
Le parole sono corse via per quindici minuti, tra i più intensi che io abbia mai vissuto. Tanto dolore e la voglia di sfogarsi, la richiesta di parlare “una volta per tutte” e poi basta. Ha raccontato, Davide, di Loris e della sua nuova passione, quella per il Taekwondo. La foto di questo bambino con la corazza blu l’aveva scattata due giorni prima proprio Veronica, per mandarla a lui, al padre, che non era in paese, per fargli vedere quel piccolo sportivo. Lavoro a Quarto Grado da cinque anni, dalla prima puntata, mai una intervista era stata così dura. Mai si potranno dimenticare quegli occhi, appesantiti da un dolore impossibile da cancellare.

Simone Toscano

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