Dopo quattro anni e una archiviazione, sono ripartite le indagini sulla scomparsa di Silvana Pica, la cinquantasettenne di Pescara di cui non si ha più traccia dal 17 gennaio 2012. Con un clamoroso cambio di passo: dal suo allontanamento volontario si passa, ora, ad ipotizzarne l’omicidio.
Nel tardo pomeriggio di quel freddo martedì Silvana – un passato con problemi psichiatrici tenuti finalmente sotto controllo grazie ad una terapia rigorosa – si presenta a casa di Giovanna Rosica, la suocera, madre di Vincenzo Berghella, l’ex marito da cui è separata da anni.
Anni di dispute legali, di sofferenze e lettere d’amore mai inviate ma confidate alle amiche. E proprio due giorni dopo, il 19 gennaio, è fissata una nuova udienza per la spartizione di alcuni beni cointestati con Berghella.
Silvana è tesa quel giorno. Arriva a casa della ex suocera con l’immancabile trolley con cui spesso si muove per la città. Chiede aiuto. Vorrebbe dormire lì, ma non spiega il perché. “Aveva un labbro gonfio”, dirà poi la suocera. Che però la rimanda a casa, consigliandole “di prendere i suoi farmaci e tornare l’indomani, dopo essere passata al Centro igiene mentale”. Silvana accetta il consiglio. E se ne va. Che fine ha fatto? È tornata nella sua casa di viale marconi?
“Difficile pensare che si sia allontanata spontaneamente, considerando che stava finalmente passando un periodo sereno come non succedeva da anni”, ci dice Rossella Zaffiri, che di Silvana è la cognata. E davvero appare difficile credere che se ne potesse andare proprio ora che, dopo anni di lontananza, si era riappacificata con il figlio Lorenzo, prossimo alla laurea.
La notizia degli ultimi giorni però potrebbe riaccendere le speranze: dopo che era stato archiviato, il fascicolo sulla scomparsa di Silvana è stato riaperto dalla stessa Pm che ha indagato Vincenzo Berghella nell’ambito di un’altra inchiesta per concussione. Ma l’iscrizione nel registro degli indagati nell’altro procedimento non si traduce in un coinvolgimento dell’uomo anche in quello sulla sparizione dell’ex moglie: spiega però come, attraverso un appiglio tecnico, si è potuto prendere nuovamente in mano un caso che era finito nel dimenticatoio e che – seppure indirettamente – aveva coinvolto lo stesso Berghella.
Che però non si sente sotto accusa, e anzi ci dice di sentirsi sereno, di non avere più avuto contatti con Silvana dal 1990 e, soprattutto, di essere pronto a querelare chiunque voglia puntare il dito contro di lui.
Non solo. Se la madre, Giovanna Rosica, aveva inizialmente indicato come orario della visita ricevuta da Silvana il tardo pomeriggio di quel 17 gennaio – spostandolo più volte tra le 17 e le 18:30 – Berghella ci racconta invece di una testimone che l’avrebbe vista nei pressi di via De Amicis attorno alle 20:30 “e questo per fortuna mi allontana da ogni sospetto, perché io a quell’ora ero già a casa. Anzi, ricordo benissimo che mia madre era al telefono con me quando Silvana ha citofonato. Io ero rientrato dal mio studio medico ed ero a tavola. Mia madre ha attaccato e dopo poco ha richiamato dicendo che Silvana si era presentata sconvolta e con il volto tumefatto”.
L’unica certezza finora sembra quindi essere il fallimento delle prime indagini, tanto che – a quanto risulta a chi scrive, che se ne è occupato per la trasmissione Quarto Grado -, non sono state analizzate neppure le celle telefoniche del numero di Silvana. E non è mai stato scoperto che fine abbiano fatto il suo orologio Cartier e del braccialetto Svarosky, tenuti in casa e spariti. Come pure dei tre mila euro che aveva ricevuto dal suo avvocato a luglio.
A rendere più inquietante la vicenda poi c’è la sua borsetta, ritrovata in alto mare, chiusa. È stata Silvana a gettarla in acqua o qualcuno gliel’ha rubata? E come mai uno dei moschettoni, di metallo, è rotto? Segno di una colluttazione? Chi potrebbe aver aggredito Silvana? La stessa persona che forse le aveva procurato un labbro gonfio?