L’Aquila, Rosa e la speranza di un Natale migliore

Regaliamole un Natale migliore. Stavolta vi chiedo dei soldi. Non per me però, sia chiaro. E in seconda battuta vi chiedo – se non avete nulla da donare (e ci può stare) – almeno di condividere questa storia, perché magari qualche vostro amico potrebbe essere interessato a dare una mano a Rosa.

Rosa è una anziana signora che vive all’Aquila. Una di quelle che con il terremoto hanno perso tutto. In realtà non si chiama neppure così, ma di usare il suo vero nome, capirete, non mi pareva il caso.

L’ho conosciuta nell’aprile del 2009 nel campo di Paganica, uno di quelli messi su in 24 ore dalla Protezione Civile per assistere gli sfollati del terremoto che aveva messo in ginocchio l’Abruzzo.

Ancora me lo ricordo quell’incontro, durante alcune interviste, una “vox populi” per raccontare la vita nel campo. D’improvviso, nel mezzo della risposta, questa signora anziana scoppia a piangere. A dirotto. “Signora si calmi”, le dico io. Non si ferma. Spegniamo la camera e lei – un fiume in piena – mi racconta tutta la sua vita.

Scopro allora che Rosa è sola, non è sposata e non ha figli. Ha lavorato tanti anni, fino alla pensione, come infermiera, e visto il tipo non dubito che sia stata una di quelle che hanno davvero dedicato la vita al prossimo. E’ malata, soffre di asma, grave, in tenda aveva la bombola con l’ossigeno. Non mancano altre patologie.

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