Sorrisi, selfie e voglia di vivere (sempre di più, nonostante tutto): #patriziasplendequandoballa

Capita a volte, al giornalista di cronaca, di imbattersi in storie che palpitano di vita, che riempiono pensieri e categorie emozionali lasciate vuote o rese aride dal mestiere sul campo, taccuino o microfono in mano, sempre in viaggio.

Capita di incontrarle d’improvviso queste storie, e di non avere il “giusto” spazio in cui raccontarle: il giusto giornale, la giusta trasmissione, il giusto momento, il giusto sentimento.

E allora finiscono in un cassetto, in attesa di essere messe per iscritto. Condivise. Perché una storia più la racconti e più vive, forse.

La “rete” permette ora di superare questi limiti e fornisce al giornalista un prolungamento crossmediatico per raccontare gli sguardi in cui si imbatte quotidianamente. Ed ecco che nasce, così, semplicemente, “ungiornalistanellarete”, questo mio spazio su Tgcom24.

Quella con cui lo voglio inaugurare è la “storia” che forse conosco meglio, quella di una ragazza che per me è un esempio quotidiano, così normale e a tratti “superficiale” in apparenza – persa tra i mille selfie scattati con il suo smartphone -, quanto forte e tenace nel suo difficile cammino di vita. Perché i giudizi affrettati sono sempre sbagliati.

Patriziarisplendequandoballa

Quella ragazza si chiama Patrizia, anche se – fanatica come è – da alcuni preferisce farsi chiamare con il secondo dei tre nomi che porta, decisamente più esotico: Malena.

Ed esotica Patrizia Malena è, in effetti: peruviana, 33 anni, la pelle dorata che d’estate imbrunisce, lei vive, ride, scherza e balla come e più di ogni altra ragazza che io abbia mai conosciuto. Nonostante tutto.

Patrizia infatti non ha più un polmone, da sette anni, e quello che rimane lavora al settanta per cento.

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Un mondo di baci(ni) per aiutare Ahmed: #unbacinoperahmed

campagnaunbacinoperahmed

Le parole le ha sempre sapute usare bene, Ahmed Barkhia. Lo fa da quando è nato: una capacità unica di dipingere mondi con fare affabulatorio e fiabesco, per conquistare chi gli sta davanti tra mille racconti dal sapore futuristico. Da alcuni anni lo fa anche in una web radio, dai cui microfoni snocciola la sua filosofia, quella della “generazione startup”, dello “stare in movimento”, del “faccio cose, vedo gente” di morettiana memoria.

E nei suoi intensi racconti l’interlocutore potrebbe finire per perdersi, appassionandosi a quelle pagine da romanzo di Salgari, fino a immaginarselo – lui, affetto fin dalla nascita da nanismo ipofisario – nelle situazioni più disparate: magari eroe capace di mettere in fuga feroci rapinatori a mani nude oppure campione di calcio in grado di smarcare anche il Ronaldo dei tempi migliori, a San Siro, in una partita da manuale del calcio.

Quella che Ahmed sta vivendo ora sulla sua pelle però, di storia, non è facile da raccontare. Persino per chi come lui le parole le fa girare come un giocoliere con i birilli, lanciandoli in aria con maestria. Continua a leggere