Perché la vita continua, è bellissima “e non mi posso lamentare”

Il primo post che ho pubblicato su questo blog raccontava la storia di Patrizia, sopravvissuta ad un tumore che l’ha costretta anche a perdere una bimba, al sesto mese di gravidanza. Dopo quel post ho ricevuto molti commenti, che non mi aspettavo. Non so perché ma qualcuno mi ha scritto per raccontarmi la sua storia. Due persone in particolar modo mi hanno colpito. Due ragazze che non ho mai conosciuto nella vita reale. Solo virtualmente, quello sì. Ne leggo i post, ci confrontiamo su argomenti di lavoro (siamo più o meno colleghi) e non, sulla trasmissione per cui lavoro.

Ecco, queste due ragazze mi hanno raccontato della loro malattia. Non lo avevano mai fatto, in mesi di chiacchierate virtuali e in decine di post commentati, dall’una e dall’altra parte. Sembravano due ragazze senza problemi: una famiglia serena, un lavoro altrettanto sereno e nessun tipo di “guaio”, tantomeno nell’ambito della salute.

Poi, un giorno, scopri di colpo, con un loro messaggio, la loro storia. Vera, che nulla ha a che vedere con la virtualità. Storie che ti fanno ripetere ancora una volta, “ma io ce la farei? Riuscirei a fare altrettanto?”. E capisci, di nuovo, l’importanza della vita, dell’amore, della forza di volontà. Li riporto integralmente, i loro messaggi, senza toccarli. Partono da due realtà e approcci lontanissimi tra loro: da una parte una malattia affrontata in maniera “condivisa” con familiari e amici. Dall’altra la volontà di farcela da soli, senza dire, senza parlare, con nessuno. Se non con gli occhi. Eppure il punto di approdo, il finale, è simile. E anche il retrogusto che lasciano in bocca a chi, comodo in poltrona, le legge come fossero pagine di un libro. Un libro basato su due storie vere. A voi la riflessione.

Ecco il primo messaggio:

“Quello che hai scritto mi tocca particolarmente. Da sei anni, ormai, anche io lotto contro il cancro. Un linfoma di Hodgkin, che mi ha tolto tantissime cose, ma mai la voglia di vivere e di sperare. Sono ormai alla settima recidiva in sei anni. Ho già affrontato oltre 30 cicli di chemio, due trapianti di midollo, la radioterapia, due anni fa l’asportazione della milza.

Da due mesi, dopo solo 4 mesi di remissione e senza chemio, ho ricominciato a curarmi: una terapia nuovissima, un anticorpo monoclonale di ultima generazione, che per fortuna mi consente di fare una vita normale, non mi fa cadere i capelli e non mi costringere a passare troppi giorni in casa. L’unica seccatura è che ogni 21 giorni devo andare a fare la terapia ad Ancona, perché l’ospedale della città in cui vivo – dove mi sono curata per 6 anni – si è rifiutato di ordinare il farmaco per via del suo costo elevato. Così da una parte faccio causa all’ospedale e dall’altra sono costretta a fare 300 km in un giorno per curarmi.

Il linfoma è un tumore del sangue, della famiglia delle leucemie, che colpisce soprattutto i giovani. Ho conosciuto un esercito di ragazzi e ragazze, dai 16 ai 35 anni, con la stessa patologia in questi anni. Alcuni di loro, purtroppo, non ci sono più, ma mi hanno lasciato tanto e fatto promettere che avrei vissuto anche per loro. Avevo 32 anni quando mi sono ammalata, e a tutto pensavo fuorché che potesse capitarmi una cosa del genere. Ogni tanto su facebook qualcosa l’ho scritta, ma la verità è che certe cose spesso è meglio tenersele per sè, perché non tutti possono capire. Io sono fortunata, ho molti amici che mi vogliono bene, un marito che mi adora e che mi ha dato la forza di andare avanti nei momenti peggiori, una famiglia che è la mia forza (una delle mie sorelle mi ha donato il suo midollo, 4 anni fa). In questi sei anni comunque ho avuto anche tante cose belle, ho viaggiato tantissimo, ho conosciuto tante belle persone.

Nella maggior parte dei casi, comunque, il linfoma si cura e guarisce con sei mesi di chemio. Per fortuna. Io purtroppo sono un caso particolare, rientro in quel 15 per cento che recidiva più volte. Gli stessi medici sono però sorpresi della mia resistenza e della capacità del mio fisico di reagire alle terapie. Pensa che vado in palestra quasi tutti i giorni, guido, lavoro, viaggio, vado al mare. Dai, non mi posso lamentare

Ed il secondo:

Simo’ l ho letto adesso e mi ci sto sentendo male..per un motivo personale . E sei uno dei pochi a chi lo dico. .non so’ se ti è capitato di vedere foto in cui sono rasata…l’anno scorso dopo frequenti emorragie faccio una visita .mi segnano analisi (marcatori tumorali) li faccio e esce un casino .mi mandano a fare tac e poi mi spediscono da un capoccione al gemelli ematologo che mi definisce border line al linfoma di hodgkin. Non dico un cxxx a nessuno e x 6 mesi ogni mercoledì mi recavo al day hospital ematologico x controllare l andamento della cosa . Volevano operarmi poi ci ripensano . Io quel giorno ero sola il mio ex stava in palestra, come sempre Pur sapendo che andavo a fare i marker . Così decido di rimanere in silenzio all’uscita di quella visita e che avrei affrontato tutto da sola. Ero così scioccata che mi sono persa dentro al gemelli quel giorno. Uscendo la mia paura mi ha fatto avere una reazione strana ….ovvero nella mia testa (forma di protezione ) chemio era uguale a perdita di capelli. Così mi dico che se voglio rimanere lucida devo eliminare il problema subito r non pensarci più. Perciò mi raso a priori . Così poi avrei pensato solo ad affrontare la malattia. C fortuna niente chemio . In quel periodo solo il prof con cui collaboro capì che qualcosa non andava XCHE non gli sfugge nulla e mi vedeva che avevo un ombra negli occhi che lavoravo sopra le forze . La casa in famiglia dove da anni abbiamo già un problema pesantissimo ho nascosto tutto. Ovviamente è stato terribile affrontare tutto sola . Operazione compresa . Sono entrata in ospedale la mattina .operata e poi ho firnato e sono tornata a casa con i mezzi fino a un certo punto. Poi x paura finisse effetto anestesia ho chiamato il mio ex dicendogli se mi poteva passare a prendere in quel punto facendogli credere che ero stata in studio dal prof . Tornata a casa ho preso antidolorifici e mi sono messa a letto e affrontato la convalescenza facendo credere a tutti fossi influenza . Mi medicavo da sola con un fazzoletto in bocca x non urlare dal dolore. XCHE l ho fatto ? Lunga da spiegare ..ma il tuo articolo mi ha fatto venire voglia di raccontartelo..non so perché