Lorys, la verità due anni dopo

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Sono passati due anni dalla morte del piccolo Lorys Stival, che di anni ne aveva appena otto, interrotti di colpo la mattina del 29 novembre 2014.  Dopo un tortuoso cammino processuale si è arrivati finalmente ad una prima verità, una sentenza di colpevolezza pesante come un macigno: trent’anni di carcere e il marchio infamante di madre assassina per Veronica Panarello.

È questo quindi, più che mai, il momento dei “fatti”, da riportare senza interpretazioni personali da “fan” di una o dell’altra teoria. Fatti nudi e crudi, basati solo su quanto letto e trovato nei documenti, come recita il “mantra” che vige nella redazione di Quarto Grado.

I fatti che esporrò  – raggruppati per macro argomenti come fosse una sorta di piccolo vademecum a cui affidarsi – faranno riferimento solo ed esclusivamente a dati che ho letto in prima persona e ho raccolto dopo aver studiato assieme ai colleghi migliaia di pagine, intervistato centinaia di persone.

In pochi hanno letto tutto il materiale probatorio. In troppi si trasformano in detective senza averne né il ruolo né gli strumenti necessari per sostenere alcune teorie, spacciando spesso proprie supposizioni per verità inconfutabili.

Credo insomma ci sia bisogno di fare chiarezza: fin dai primi giorni ho seguito questa triste vicenda per Quarto Grado e posso dire con certezza che mai come in questo caso ho assistito a cumuli di bugie, menzogne alimentate da alcuni media (soprattutto blog che nulla hanno di giornalistico) e rilanciate con il chiacchiericcio di facebook fino quasi a farsi verità. Mai ho visto – tranne forse con la vicenda Bossetti – orde di innocentisti e colpevolisti fronteggiarsi in accuse reciproche e cattiverie, attacchi frontali che non lasciano a terra la verità ma solo vite rovinate.

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Chi ha ucciso Silvana Pica?

Dopo quattro anni e una archiviazione, sono ripartite le indagini sulla scomparsa di Silvana Pica, la cinquantasettenne di Pescara di cui non si ha più traccia dal 17 gennaio 2012. Con un clamoroso cambio di passo: dal suo allontanamento volontario si passa, ora, ad ipotizzarne l’omicidio.

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Nel tardo pomeriggio di quel freddo martedì Silvana – un passato con problemi psichiatrici tenuti finalmente sotto controllo grazie ad una terapia rigorosa – si presenta a casa di Giovanna Rosica, la suocera, madre di Vincenzo Berghella, l’ex marito da cui è separata da anni.

Anni di dispute legali, di sofferenze e lettere d’amore mai inviate ma confidate alle amiche. E proprio due giorni dopo, il 19 gennaio, è fissata una  nuova udienza per la spartizione di alcuni beni cointestati con Berghella.

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Serena Mollicone, un delitto che chiede Giustizia da quattordici anni

Cinquemiladuecentodiciannove giorni senza colpevole. Poco più di quattordici anni da quel 3 giugno del 2001 in cui Serena Mollicone venne ritrovata senza vita in un bosco vicino ad Arce, il paese in provincia di Frosinone in cui viveva con la sorella Consuelo e con il papà Guglielmo.

Il suo assassino non ha ancora un volto, eppure le indagini sembrano essere purtroppo destinate a finire, dopo che la Procura di Cassino ha chiesto di archiviare l’inchiesta su questo giallo dalle tinte rosse come il sangue. Un mistero che non fa chiudere occhio a chi purtroppo non ne ha semplicemente sentito parlare in tv, ma ne ha vissuto sulla pelle i momenti più bui, le speranze ad ogni svolta annunciata e poi le delusioni, i dolori. Le sofferenze, incominciate d’improvviso in quegli inizi dell’estate del 2001 e non ancora sopite, graffianti come i dubbi di questa vicenda.

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Serena scompare venerdì primo giugno di quell’anno: ha un appuntamento con Michele, il fidanzato, alle due del pomeriggio. Ma non si presenta. Dopo 48 ore viene ritrovata senza vita: un’unica ferita alla tempia sinistra, un sacchetto attorno la testa. Il colpo – dirà l’autopsia – non è stato letale: Serena – morta per asfissia – poteva salvarsi.

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Buon compleanno Quarto Grado

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Ci siamo. Cinque anni sono passati dalla prima puntata di Quarto Grado. Era il 7 marzo del 2010 e pareva impossibile, allora, provare a fare informazione in prima serata con un programma interamente dedicato alla Cronaca, di quella con la maiuscola: i casi “duri”, la cronaca giudiziaria, i gialli irrisolti. In molti ci avevano provato, esperimenti durati spesso poco più di un battito di ciglia. Ora toccava a noi, una squadra mista, composta di giovani cronisti ed esperti inviati. Pochi forse, nel numero, ma con una grande carica, tanto entusiasmo.

Era gennaio quando mi dissero di quel nuovo programma e mi chiesero se volevo farne parte. Volai a Milano per conoscere Siria Magri, una vita da conduttrice e caporedattrice a Studio Aperto. Una che la cronaca e la passione per questo lavoro ce le ha dentro, amori che pulsano forti, fin quasi a poterne sentire il battito.

A reggere le fila della redazione trovai Rosa Teruzzi, con cui avevo già lavorato a Verissimo. Una penna fina, una che di misteri se ne intende, a furia di scrivere romanzi gialli che parlano – chissà chi sarà poi – proprio di una giornalista che ha iniziato giovanissima e che ha un fiuto della notizia così spiccato da essere chiamata “Lessie”: “vai, e porta l’osso a casa” le dicono i colleghi.

La prima puntata la ricordo ancora. Il viaggio alla scoperta della storia di Matilda, una piccola vita persa senza che ad oggi – a dieci anni di distanza – ci sia un colpevole. E poi, uno dopo l’altro, i vari casi che avevano colpito il Paese: Novi Ligure, Cogne, Garlasco.

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Il padre di Loris e quello sguardo impossibile da dimenticare

Loris: mamma esce da Questura, affranta e sorretta da marito
Ho intervistato ora Davide Stival, il padre di Loris, per Quarto Grado. Non ha voluto essere ripreso, solo la voce. Non ha quasi più dubbi, si è arreso davanti l’evidenza, l’evidenza dei filmati. Mai, dice, Veronica aveva dato un segnale di squilibrio. Mai lei ha tentennato in questi giorni, nessun segno di cedimento, nulla. E anche la mattina in cui Loris è morto, in quella telefonata che -secondo gli inquirenti – Veronica avrebbe fatto al marito dopo aver ucciso loro figlio, mai questa donna ha dato il seppur minimo segno che qualcosa di strano potesse essere accaduta: “Come è andata oggi, Veronica?”, “Bene, ho portato Loris a scuola e il piccolino in ludoteca”. Nulla, come se nulla fosse accaduto, come se non fosse lei quella madre assassina di cui parla la Procura.
La voce di Davide tremava, pallido in viso. E quegli occhi, quegli occhi che le telecamere non hanno ripreso – come lui ci ha chiesto – io non potrò mai dimenticarli. Occhi di un uomo distrutto, occhi persi nel vuoto, lo sguardo spento per sempre.

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